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Blog tour: L'inferno è femmina
- mbozza92

- 30 gen 2022
- Tempo di lettura: 5 min

Buon salve booklovers! Oggi sono qui per parlarvi di una creatura di cui spesso leggiamo nei fantasy o che vediamo spesso nelle serie tv e lo faccio ricollegandomi al libro che ho recensito poco fa e di cui potete leggere la recensione >CLICCANDO QUI<.
Voglio cioè parlarvi dei LICANTROPI dalle loro origini a come li immaginiamo oggi, quindi iniziamo con un pochina di storia giusto per capire da dove arrivano questi luponi cattivi 😉.
Storia:
Si dice che i miti sul lupo mannaro/licantropo nascano nella prima età del bronzo quando, cioè, le tribù nomadi indoarie vennero a contatto con le popolazioni stanziali europee facendo così incontrare le religioni “lunari” e femminili degli antichi europei con quelle “solari” e maschili delle tribù nomadi. Tutto ciò ha dato vita ai miti delle origini in cui il lupo è protagonista, basti pensare a tutti quelli che vedono il lupo come animale propiziatore della fecondazione: ad esempio in Anatolia le donne sterili invocavano questo animale per poter avere figli.
Il picco dei miti sul licantropo si ha tra il XIV e il XVII secolo in corrispondenza con le più grandi cacce alle streghe dell’Inquisizione. Dal Settecento in poi si sconfessa apertamente la possibilità che un uomo possa fisicamente trasformarsi in un lupo e il tutto rimane legato alla psichiatria: secondo cui la licantropia clinica è una rara sindrome che costringe chi ne è affetto ad assumere atteggiamenti tipici dei lupi durante i pleniluni.

In alcune culture il licantropo non si trasforma solo in lupo, ma possiamo trovare coloro che diventano orsi, volpi (kitsune, nella cultura giapponese), buoi (erchitu, nella tradizione popolare sarda) oppure gatti selvatici (nella cultura nord europea).

Ma in quali culture possiamo trovarne traccia?
Nella Grecia antica si diceva che Zeus fosse un mutaforma con possibilità illimitate e che fosse adorato ad Argo nella sua forma di lupo. Anche il dio Febo (Apollo) poteva trasformarsi in lupo e, infatti, a Febo Lykos è dedicato un boschetto nei pressi del suo tempio ad Atene. Inoltre, esiste il mito di Licaone che documenta il passaggio del lupo da creatura da venerare a creatura da temere grazie alle due versioni che esistono di questo mito.
Ne possiamo trovare traccia anche nella cultura romana dove compare nel I secolo quando Gaio Petronio Arbitro parla di questa figura in un frammento del Satyricon:
«[...] arrivati a certe tombe il mio uomo si nascose a fare i suoi bisogni tra le pietre, mentre io continuo a camminare canticchiando e mi metto a contarle. Mi volto e che ti vedo? Il mio compagno si spogliava e buttava le vesti sul ciglio della strada. Mi sentii venir meno il respiro e cominciai a sudare freddo. Sennonché quello si mette ad inzuppare di orina le vesti e diventa d'improvviso un lupo. [...] appena diventato lupo, si mette ad ululare ed entra nel bosco. [...] Mi faccio forza e, snudata la spada, comincio a sciabolare le ombre fino a che non arrivo alla villa dove abitava la mia amica. La mia Melissa pareva stupita al vedermi in giro a un'ora simile e aggiunse: "Se tu fossi arrivato poco fa, ci avresti dato una mano: un lupo è entrato nella villa e ha scannato tutte le pecore peggio di un macellaio. Ma anche se è riuscito a fuggire, l'ha pagata cara, perché uno schiavo gli ha trapassato il collo con una lancia". Al sentire questo non riuscii a chiudere occhio durante la notte e, a giorno fatto, me ne tornai di volata a casa di Gaio, il nostro padrone, come un mercante svaligiato. [...] quando entrai in casa, vidi il soldato che giaceva disteso sul mio letto, sanguinante come un bue, e un medico gli curava il collo. Capii finalmente che si trattava di un lupo mannaro.»
In questa cultura è visto sia con sospetto che con ammirazione in quanto simbolo di forza, tant’è che alcune figure dell’esercito ne indossavano la pelle (i vexillifer).
Se, invece, ci spostiamo nel Nord Europa troviamo la comparsa di guerrieri – uomini e donne – devoti ad Odino, i berserkr, che si diceva in battaglia avessero una furia tale da trasformarsi in orsi. Mentre gli úlfheðnar si trasformavano in lupi.

Possiamo poi trovare Fenrir, figlio di Loki, che ha forma di lupo ed è grosso, feroce, scaltro e dotato di parola. Queste sue caratteristiche fanno si che sia temuto e che si tenti di imprigionarlo, senza successo, tant’è che poi per bloccarlo si dovrà ricorrere all’inganno e alla magia.
Si narra poi dei figli lupi di una gigantessa, Skǫll e Hati, che rincorrono il sole e la luna (da cui deriva, secondo il mito, il moto di questi due astri) per poi divorarli l’ultimo giorno del mondo.
È poi possibile trovarne menzione nella letteratura vichinga e in particolare nella Saga dei Volsunghi, oppure nelle credenze di popoli germanici e delle isole britanniche, ad esempio nella Historia de gentibus septentrionali di Olaus Magnus secondo cui la notte di Natale molti uomini-lupo si radunano in un dato luogo:
«[...] li quali la notte medesima, con meravigliosa ferocità incrudeliscono, e contro la generazione umana, e contro gl'altri animali, che non son di feroce natura, che gl'abitatori di quelle regioni patiscono molto di più danno da costoro, che da quei che naturali Lupi sono, non fanno. Perciocché, come s'è trovato impugnano con meravigliosa ferocità a le case de gl'uomini, che stanno nelle selve, e sforzansi di romperle le porte, per poter consumare gl'uomini e le bestie che vi son dentro»

Infine, nelle Americhe gli indiani Pawnee si ritenevano imparentati coi lupi e si ricoprivano con le loro pelli. Quando queste terre furono scoperte si diceva che la licantropia fosse una maledizione dei “pelle rossa” dovuta all’incrocio di sangue indigeno con quello dei coloni. In Sudamerica, Argentina e Paraguay, invece, secondo la leggenda del Lobizon il settimo figlio maschio di un settimo figlio maschio nasce uomo-lupo.
Come si diventa lupi mannari?
Innanzitutto, bisogna distinguere tra coloro che si trasformano perché costretti (da una maledizione o per nascita) durante il plenilunio e coloro che lo fanno volontariamente.
In secondo luogo, bisogna sfatare un altro mito, ovvero secondo le leggende non ci si trasforma tramite il morso di un altro mannaro – è una credenza che si è aggiunta in età moderna per contaminazione col vampirismo – ma, stando alle credenze del Medioevo, si deve ricorrere alla magia per diventare un licantropo, almeno per quello che riguarda la trasformazione volontaria. Per farlo ci si dovrà spogliare della propria pelle e vestirsi di quella del lupo, se non ci si vuole scorticare basterà indossare una cintura con la pelle del lupo a patto che la sua testa sia intatta (meglio se con ancora il cranio). Un’alternativa alla pelle potevano essere gli unguenti e i filtri magici la cui componente fondamentale era il grasso di lupo a cui si mescolavano sostanze tossiche (come la cicuta) o dagli effetti psicotropi.













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