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Intervista con l'autore: Alfredo Carosella

  • Immagine del redattore: mbozza92
    mbozza92
  • 19 dic 2023
  • Tempo di lettura: 3 min

Buon martedì booklovers!

Continuano le mie interviste con gli autori e oggi ho piacere di presentarvi una persona che è stata una scoperta anche per me.


Diamo il benvenuto ad Alfredo Carosella.


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Ciao Alfredo, grazie per avermi dedicato un po' del tuo tempo. Raccontaci un po’ di te e da dove nasce la passione per la scrittura?


Apparentemente tutto è iniziato nel 2011, quando ho sentito l’esigenza di raccontare la storia dell’adozione internazionale del mio secondo figlio. Con mia moglie ci siamo resi conto di non conoscere affatto il mondo delle adozioni, pur avendone degli esempi tra amici e parenti. Siamo rimasti sorpresi dalle lungaggini burocratiche e dagli ostacoli che abbiamo dovuto superare avendo già una figlia e ho voluto raccontare cosa ci è successo scrivendo il mio primo libro. Ho detto “apparentemente” perché, subito dopo la prima pubblicazione, sono stato contattato da una ragazza che frequentavo quando avevo diciassette anni: mi ha mandato la foto di una lettera nella quale le scrissi “da grande farò lo scrittore”. Lo avevo dimenticato.


Alle volte i sogni che abbiamo da giovani riescono ad avverarsi e se poi si avverano raccontando qualcosa di vero, credo sia una cosa meravigliosa. Perciò grazie per averci parlato della tua storia di adozione. Ma cos’è per te la scrittura?


È una passione che mi ha passato mio padre. Era un grande lettore e lo sono anch’io ma, soprattutto, era una persona che amava raccontare storie. Quando ero un bambino mi portava a spasso per la città ed era capace di parlare per ore intere. La passione per il racconto la devo a lui.


E noi lo ringraziamo per avertela trasmessa. Ti ispiri a qualcosa di particolare quando scrivi (canzoni, posti, momenti vissuti, racconti…)?


Le mie fonti di ispirazione sono tante: le persone, la città contemporanea con i suoi non-luoghi e le aree degradate, i cieli stellati, i film, ma c’è soprattutto un elemento che ricorre in tutti i miei romanzi: la musica. Diversi libri, compreso “A casa io e te” si concludono con una vera e propria “colonna sonora” che raccoglie tutte le canzoni citate nel testo. Ho sempre “parlato” attraverso la musica, mettendo in una sequenza ben precisa dei brani scelti con cura.


Amo la musica e trovare delle playlist nei libri mi è sempre piaciuto e spesso mi ha permesso di conoscere canzoni che non conoscevo e che altrimenti non avrei forse conosciuto. Visto che lo hai nominato parlaci di “A casa, io e te”: da dove nasce l’idea per questo tuo romanzo?


Ho pensato di scrivere questa storia dopo aver visto al cinema, nel 2018, il film “Il vizio della speranza” di Maurizio De Angelis. Il film racconta una storia completamente diversa da quella che ho scritto, perché parla della tratta delle nigeriane a Varcaturo, costrette a praticare l’utero in affitto. Una storia davvero drammatica e dolorosa nella quale, però, mi ha molto colpito che la protagonista – pur essendo immersa in un autentico inferno – non perde il “vizio” di sperare. Non a caso una delle epigrafi che ho scelto per il mio libro è una battuta del film: “Sei l’unico essere umano che conosco”. L’altra l’ho presa da un numero di Robinson allegato a La Repubblica: “La speranza si può ancora immaginare”.


La speranza fa sempre bene ed infonderne con i libri trovo sia un buon modo, non possiamo mai sapere a chi ne serva un po', chi si trovi in un inferno e abbia bisogno di qualcosa a cui aggrapparsi per uscirne. Quindi qual è un buon motivo per leggere “A casa, io e te”?


I disastri che stanno succedendo intorno a noi ci spingono a isolarci. Anche in Italia si sta diffondendo il fenomeno degli “hikikomori” (termine giapponese che significa “stare in disparte”), persone che decidono di ritirarsi dalla vita sociale. Il mio è un sommesso invito a non isolarsi, a fare rete e provare a tutelare il bene comune. È anche un invito a guardare gli altri: magari lì fuori c’è qualcuno che aspetta il nostro aiuto.


E' un bellissimo invito che mi auguro venga ascoltato da tanti. E per finire la tortura, lasciaci una frase, raccontaci un aneddoto, un libro o qualsiasi cosa ti rappresenti al meglio.


Ci sono dei libri che sono capaci di cambiare la vita di qualcuno. È un fatto soggettivo: un libro, una canzone o un film, possono emozionare qualcuno e lasciare indifferenti altri, dipende dalle corde che si vanno a toccare. Ecco, io sono cambiato dopo aver letto “Quando siete felici, fateci caso” di Kurt Vonnegut. Sono diventato più leggero e ho imparato a godere delle piccole cose che offre la vita.


Direi che potrebbe essere una cosa da imparare tutti quanti, magari il mondo potrebbe riuscire ad essere migliore. Sicuramente, dopo che anche tu mi hai parlato di "Quando siete felici fateci caso", farò uscire il libro dalla mia wishlist per farlo entrare nella mia libreria strapiena. Ti ringrazio ancora per il tuo tempo e per questa chiacchierata illuminante.

 
 
 

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Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi
o, come fanno gli ambiziosi, per istruirvi.
No, leggete per vivere.

Gustave Flaubert

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