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#Intervistaconlemergente: Ella Kintsugi

  • Immagine del redattore: mbozza92
    mbozza92
  • 4 mar 2023
  • Tempo di lettura: 6 min

Buon sabato booklovers! In questo mio spazio ho il piacere di presentarvi un'autrice emergente che ho scoperto per voi attraverso le sue risposte alle mie domande e che ora sono curiosa di leggere e conoscere ulteriormente attraverso i suoi libri.



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Diamo quindi il benvenuto ad Ella Kintsugi che ringrazio per la sincerità e la disponibilità a questa intervista. Direi di partire perché credo che abbia tanto da dirvi e da darvi questa ragazza, perciò bando alle ciance...



Ella, raccontaci un po’ di te e da dove nasce la passione per la scrittura?


"È la domanda che mi fanno sempre ed a cui dovrei essere preparata, ma non so mai rispondere nel modo giusto. Perché di fatto, la risposta giusta sarebbe: "non lo so". 🤣"


Credo che nemmeno io saprei rispondere a questa mia domanda, non senza perdermi in cose inutili che probabilmente non servirebbero a raccontare niente di me e di chi sono o vorrei essere. Per questo credo sia meglio parlare di scrittura e chiederti: cos’è per te la scrittura?


"Io scrivo per affrontare i miei demoni, i miei fantasmi. Per me scrivere è un momento di libertà assoluta, quell'attimo in cui posso essere chi voglio, come voglio, quando e quanto voglio. Tuttavia, al momento dovrei mettere tutti i verbi dell'affermazione precedente al tempo imperfetto: ovvero qualcosa che era e che non è più. Di recente scrivere si è trasformato nell'esatto opposto di quello che era prima."



Mi dispiace che attualmente scrivere non sia più quello che per te era e spero, ti auguro, possa essere solo un momento passeggero che ti stia preparando a grandi cose. Sai, di recente mi è stato detto che tutto serve per fortificare il nostro spirito e farci rinascere più forti di prima. Io voglio girare a te questa piccola speranza con l'augurio che possa essere davvero un attimo di passaggio per qualcosa di migliore. E passando alla prossima domanda/curiosità che ho per tutti gli autori, vorrei cchiederti: ti ispiri a qualcosa di particolare quando scrivi (canzoni, posti, momenti vissuti, racconti…)?



"C'è un meme o una scritta su una maglietta che gira da anni e dice, in inglese, "Sono uno scrittore, qualunque cosa tu dica o faccia potrebbe finire in una mia storia" o qualcosa del genere. Nel mio caso è davvero così. Come ha affermato Carlo Lucarelli: "un artista è sempre attento a metà, se tu lo inviti per un caffè, metà sarà presente con te, l'altra si guarderà attorno a creare o cercare ispirazione"."


Non avevo mai pensato in questa veste ad un artista, però, devo ammettere che ha un fondo di verità questa frase di Lucarelli e anche il meme :)


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Veniamo ora al motivo per cui siamo qui, ovvero i tuoi libri: parlaci di “Fiori sull'asfalto”: da dove nasce l’idea per questa tua serie di romanzi?



"Collegandomi alla domanda precedente, i miei "Fiori" nascono dal desiderio di affrontare i miei fantasmi, alcuni demoni che mi hanno rovinato la vita, ed è per questo che ho scelto di usare le erbacce. Quei fiori spontanei che nascono nelle crepe, al bordo delle strade, che se la cavano nonostante tutto, al contrario delle coltivazioni o delle serre, dove tutto è perfetto, studiato, ponderato. Io parlo di fiori comuni, che sopravvivono, e che nascono molto in basso, per questo uso un registro basso nelle storie, perché dall'alto si è troppo miopi per vedere bene. I miei personaggi sono questi fiori, anche se magari alcuni vengono da una condizione privilegiata, sono comunque in lotta con qualcosa. Ogni libro affronta uno o più argomenti sensibili, alcuni vissuti anche in prima persona, altri da chi ho avuto vicino. "


Se già per sentito dire ero curiosa di leggere la tua serie, dopo questa tua risposta non solo la curiosità aumenta ma anche le aspettative si alzano e mi stanno gridando "Leggila subito o te ne pentirai!" quindi penso proprio sia giunto il momento di recuperare la lettura dei tuoi libri. Però, vorrei anche sapere da te qual è un buon motivo per leggere “Fiori sull'asfalto”?



"Non saprei dare un motivo, ma semplicemente posso dire che i miei libri sono molto originali, diversi dai cliché a volte imposti di quella categoria. Mi hanno detto, a volte, che me ne infischio della verosimiglianza, io ho risposto che se uno cerca verosimiglianza compri un quotidiano e legga la cronaca. E sono abbastanza sicura che – soffrendo di attacchi di panico dal 2007 – io riesca a descriverne uno in modo piuttosto verosimile! Per le procedure di polizia e altro, ho pensato che, pur conoscendo come funzioni, la mera cronaca sia poco adatta alla finzione, si deve dare spazio al romanzo... e comunque in molti libri e fiction di autori più famosi e scafati di me si trovano molte licenze poetiche a favore del dramma. In fin dei conti, un libro deve svagare, non essere un manuale di procedure penali o di scrittura creativa, dove se sgarri una regola sei "incapace". "


Direi che concordo in pieno con te su tutto, se leggo un libro è perché ho bisogno oppure voglia di evadere da quello che mi circonda e di certo non vado in cerca di un resoconto di cronaca o di un manuale di qualsivoglia tipo. Ovviamente, non dev'essere nemmeno una cosa impossibile o totalmente diversa dalla realtà - a meno che non sia un fantasy o una fiaba quello che sto leggendo - ma non mi sembra che questo sia il tuo caso. Perciò direi che chi ti dice che te ne infischi della verosimiglianza forse non sta cercando un romanzo per evadere, ma un resoconto di cronaca reale e allora hai ragione a consigliare loro un bel giornale.

Ti andrebbe di raccontare a chi ci legge qual è stato il momento più difficile/complicato durante tutto il processo che ha portato alla pubblicazione?


"Facendo un passo indietro, il mio primo libro dei "Fiori" è del 2006/2007, e ho passato diverse fasi, prima scrivevo assieme ad un'amica e collega sotto uno pseudonimo fornito da una terza amica, era come se fossimo tutte quante lei. Poi è successa una cosa molto brutta che ha costretto tutte a ritirarsi e nascondersi dietro pseudonimi. Questa cosa è stata la peggiore che potessi vivere, perché ho perso identità. La mia amica scrittrice, che oggi scrive come Daphne Lorbeeren ha quasi perso la vita. E la terza che ci aveva messo la faccia, beh, ha cercato di tirare su la situazione. Così abbiamo aperto una piccola CE, la Chicory Books (a proposito di erbacce), e fino ad un anno fa ci abbiamo provato. Ma è andata male a livello di vendite. Lo scorso agosto, di nuovo, è successo qualcosa di bruttino (per nulla paragonabile alla situazione precedente, ma di sicuro non molto bello per chi ancora ha le cicatrici), e la terza, quella che pareva più forte, ha detto "basta". E come darle torto? Quindi, ora viaggio alla cieca da sola, anche se ho l'aiuto di alcune altre colleghe, ma mi sono ritrovata abbandonata, persino dai fedelissimi lettori. E con zero voglia di scrivere ancora. "


Parto col dire che i lettori fedelissimi che ti hanno abbandonata nel momento peggiore forse non erano così fedelissimi come si spacciavano altrimenti sarebbero ancora al tuo fianco, anzi lo sarebbero oggi più che mai! Per tutto il resto io credo di non avere parole e che se le avessi sarebbero inutili, scontate e superflue perciò ti dico solo che mi dispiace per tutto quello che hai attraversato tu e con te le altre due amiche che ti hanno accompagnata in tutto il percorso. Vi auguro un futuro migliore, sereno e pieno di gioie più che meritate e spero possa realizzarsi presto. Ahn, ma quindi dietro la Chicory c'eri pure tu, pensa che io purtroppo ne sono venuta a conoscenza che già era in fase di chiusura e da quello che ho visto posso dire che mi dispiace perché sembrava davvero un buon progetto!

Penso che ora sia giunto il momento di finire la tortura e liberarti dalle mie domande. Ti va di lasciarci una frase, raccontarci un aneddoto, un libro o qualsiasi cosa ti rappresenti al meglio?



"Visto che credo sia l'intervista più triste mai rilasciata... vi racconto una scena buffa che mi rappresenta abbastanza ed è una delle figure di "m" migliori della mia vita. O peggiori... Ehm... Dunque, come reagireste voi se vi capitasse di vedere in carne e ossa il vostro protagonista? Ebbene, qualche estate fa, ero con un'amica al Porto Antico di Genova a vedere un'opera lirica all'aperto, ed ero nei posti stampa perché l'amica era un'accreditata. E l'ho visto: Marco Martinelli (il mio protagonista assoluto) fatto persona. Si tratta di un tenore di origine macedone, ormai genovese d'adozione e non solo. Si sarebbe esibito nell'opera del giorno successivo. E fin qui nulla da dire. Meno il fatto che io mi sia messa ad urlare come un gabbiano affamato a tre metri da costui scuotendo il braccio della mia amica quasi lasciandole i lividi. Per fortuna forse lui non se n'è accorto. Ma mezza platea del Palco sul Mare sì... Questo genere di brutte figure mi rappresentano al meglio! Grazie per l'opportunità! Spero di non essere stata troppo noiosa!"



Non credo proprio tu sia stata noiosa e nemmeno che l'intervista sia stata triste, anzi la trovo intrisa di una sincerità che poche volte ho visto in giro e per questo ti ringrazio a nome di tutti quelli che ci leggeranno. Ti voglio augurare un grandissimo imbocca al lupo e un futuro ricco di gioie e felicità.

 
 
 

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