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#laviadelbookstagrammer
- mbozza92

- 9 dic 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Buon giovedì booklovers, oggi anziché la solita recensione vi porto un articolo particolare.

Il viaggio con Tea e Giada Fariseo (autrice de “La via della notte”) continua e questa tappa de #laviadelbookstagrammer ci porta ancora a Firenze, magica città piena di arte a cielo aperto ed intrisa di storia in ogni suo angolo. Per l’occasione ho deciso di raccontarvi qualcosa sul mio posto in assoluto preferito.
GIARDINO DI BOBOLI
Partiamo da un pochina di storia: cos’è e perché si chiama così?
Il termine sembra derivare dalla famiglia Borgolo, da cui nel 1418 Luca Pitti acquistò i terreni su cui sorgono il Palazzo e i giardini. È stato realizzato con i materiali di estrazione della collina dove oggi possiamo ammirare l’anfiteatro – che non era previsto nel progetto originale, secondo cui avrebbero dovuto esserci dei boschi – formatosi quasi naturalmente durante i lavori di estrazione. Le gradinate furono poi inserite nel 1599 per permettere ai nobili di assistere alle rappresentazioni teatrali in voga al tempo.

Passeggiando per i giardini si possono ammirare tante specie diverse di piante che danno la sensazione di trovarsi in una sorta di “paradiso perduto” costellato di arte, varietà, storia e immensa pace… un luogo dove imparare, lasciarsi meravigliare e godersi un attimo di pace dal caos della città. Tra le cose che ho visto e che mi hanno lasciata senza parole c’è senz’altro la limonaia di Boboli: ovvero una struttura con una temperatura interna mite e un microclima asciutto in cui venivano portate, durante l’inverno, le piante di limoni – oggi si possono ancora ammirare delle piante di limoni coltivate dai Medici. La particolarità di questo edificio è che fu costruito dove prima esisteva il serraglio degli animali in cui Cosimo III conservava animali esotici che acquistava o riceveva in dono dai suoi ospiti. Uno di questi animali, che un tempo venivano messi in gabbie sparse per il parco, era un ippopotamo ricevuto in regalo e che veniva tenuto incatenato all’interno di una vasca. Questo, unito al clima non adatto alla sua sopravvivenza, fece morire presto l’animale che fu imbalsamato ed oggi lo si può ancora ammirare al Museo della Specola.

Tra le tante opere d’arte che si possono ammirare ci sono alcune grotte sparse qua e là: la più bella e caratteristica, a mio parere, è la Grotta grande costruita verso la fine del Cinquecento per volere di Francesco I, figlio di Cosimo, è divisa in tre sale ed è dedicata agli amanti che qui vi si davano appuntamento. Gli innamorati erano celebrati da una scultura di Teseo e Arianna e, nella grotta vera e propria, da una fontana di Venere che sbuca dalle acque. Inoltre, nella prima sala vengono custodite 4 opere incompiute di Michelangelo.



















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