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Review time: Dracula di Bram Stoker
- mbozza92

- 3 gen 2022
- Tempo di lettura: 5 min
Buon primo lunedì del nuovo anno booklovers, oggi vi vorrei parlare di un grande classico che, per cominciare bene l’anno, credo sia d’obbligo e io ho scelto un mio super recuperone di fine 2021:
Dracula di Bram Stoker

Trama: Mi stava vicino, lo vedevo da sopra la spalla, ma nello specchio non si rifletteva! In Transilvania per concludere la vendita di una casa londinese al Conte Dracula, discendente di un'antichissima casata locale, il giovane agente immobiliare Jonathan Harker scopre che il suo cliente è una creatura di mistero e orrore... Dracula, archetipo delle infinite storie di vampiri narrate dalla letteratura e dal cinema, mette in scena l'eterna lotta tra il Bene e il Male, ma anche tra la ragione e l'istinto, tra le pulsioni più inconfessabili e il perbenismo non solo vittoriano. Una storia scaturita dall'inconscio ed entrata in tutti i nostri incubi.
Volentieri avrei chiesto al conducente che cosa tutto questo significasse, ma a dire il vero temevo di farlo[…] A un certo punto, tuttavia, curioso com’ero di sapere quanto tempo fosse passato, ho acceso un fiammifero, e alla sua fiammella ho dato un’occhiata all’orologio; mancavano pochi minuti a mezzanotte, e alla constatazione ho avuto un sobbalzo: suppongo che la diffusa superstizione circa la mezzanotte avesse trovato alimento nelle mie recenti esperienze. E ho atteso con un trepidante senso di malessere.
Tutti conosciamo Dracula il vampiro che viene dalla Transilvania e – ovviamente – si nutre di sangue umano e trasforma altri essere umani in suoi simili. Questo è il Conte che ci hanno fatto vedere nei film e nei mille “retelling” che sono stati scritti negli anni, ma l’unico e solo originale è quello di Bram Stoker e vi stupirà sotto parecchi punti di vista.
Il primo che ha colpito me è stato il tipo di narrazione che avviene tramite pagine di diario, lettere, telegrammi o articoli di giornale che vengono scritti/letti/spediti da coloro che sono realmente i protagonisti: Mina e Jonathan Harker, il dottor Seward, Van Helsing, Quincey Morris e Lucy: loro redigono dei diari che ci mettono a conoscenza di tutti i fatti e di tutte le loro azioni per salvare Londra da Dracula.
<<[…] Qui io sono un nobile, un boyar; la gente del popolo mi conosce, io sono il signore. Ma uno straniero in terra straniera non lo è affatto; la gente non lo conosce, e non conoscere equivale a non rispettare.[…]Sono stato così a lungo signore, che vorrei esserlo ancora, o perlomeno che nessun altro abbia potestà su di me.[…]>> <<Siamo in Transilvania. E la Transilvania non è l’Inghilterra. Le nostre costumanze non sono le vostre, e molte cose potranno apparirvi fuori del comune.[…]>>
Altro punto che mi ha stupita è stato, appunto, la scelta di ambientare la maggior parte delle vicende a Londra: siamo stati, infatti, abituati a leggere/vedere fatti che si svolgono nella terra natia del Conte, perciò, non ci si aspetta che il grande classico da cui tutti attingono sia ambientato nella capitale britannica. Questa scelta mi ha portata a pensare che Stoker abbia inventato Dracula per dare una spiegazione, creare una superstizione o una leggenda in merito a qualcosa che affliggeva il popolo londinese negli anni in cui è stato pubblicato (1897) – una sorta di uomo nero da sconfiggere per liberarsi dalle sciagure. Ho apprezzato questa scelta che mi ha così permesso di avere uno sguardo sulla Londra del 1800 da un nuovo punto di vista – diverso ed opposto da quello che può avermi dato Jane Austen nei suoi romanzi – permettendomi di conoscere anche “il lato oscuro” solitamente taciuto e nascosto.
Lì giaceva il Conte, ma si sarebbe detto che la giovinezza in lui fosse rinata […]. Si sarebbe detto che quell’immonda creatura fosse tutta repleta di sangue. Giaceva lì, come un’oscena sanguisuga, esausta per essersene ingozzata.
Ho trovato che l’autore abbia, poi, caratterizzato tutti i personaggi in modo veramente ottimo per quegli anni e questo – a mio avviso – grazie proprio alla forma narrativa scelta: un diario in cui i protagonisti mettono tutti i loro pensieri concede, infatti, al lettore di poter entrare nelle loro teste senza censure o abbellimenti, facendo sì che ognuno di noi possa sentirsi libero di dare un giudizio su di loro e, soprattutto, di trovarsi maggiormente in sintonia con uno o più di loro. Grazie a questo stile narrativo ci avviciniamo a quelle che sono le paure, i timori e le emozioni più forti dei personaggi e di tanti esseri umani: tutti sentimenti che spesso si tende a tenere nascosti o di cui si parla solo in modo superficiale per paura che il nostro interlocutore non ci capisca.
Inoltre, il linguaggio usato nel riportare i fatti – soprattutto quando a parlare/scrivere è Van Helsing che, essendo olandese, non parla molto bene l’inglese – trovo che sia la scelta migliore per permettere al lettore di sentirsi vicino ai protagonisti anziché doversi arrovellare per capire un linguaggio ricercato – che magari è anche distante dalla classe sociale del personaggio. Insomma, tutte queste piccole scelte di stile e linguaggio hanno fatto sì che, per quanto mi riguarda, il romanzo fosso più apprezzabile e più vicino a me.
Seguire uno sciame d’api migranti è nulla, a paragone del tener dietro a un matto nudo, quando vien preso dall’uzzolo di tagliare la corda!
















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