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Intervista #camponogaranelmistero: Paolo Lanzotti

  • Immagine del redattore: mbozza92
    mbozza92
  • 31 ott 2023
  • Tempo di lettura: 6 min

Buon Halloween booklovers!

Oggi sono qui per farvi conoscere un autore partecipante al Camponogara nel mistero che mi ha colpita particolarmente. Un autore che avrei dovuto intervistare in diretta ma causa problemi tecnici non ci è stato possibile, per il momento ma rinnovo il mio invito ad una futura intervista o chiacchierata con lui in diretta. Per cui bando alle ciance e ciancio alle bande...Diamo il benvenuto su questi schermi a Paolo Lanzotti.


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Ciao Paolo, grazie mille per il tempo che mi hai dedicato e per la tua disponibilità per la diretta, anche se poi purtroppo è saltata - e di questo ti chiedo ancor scusa. Cosa ne dici di presentarti a chi ci legge: chi è Paolo Lanzotti, cosa fa nella vita, perché e da quando/quanto scrive?


Sono una persona come molte altre, con quest’unica particolarità: invento storie da quasi cinquant’anni. Attualmente faccio solo questo, ma non è sempre stato così. In Italia, come saprai, sono pochi gli scrittori che possono vivere con il solo lavoro di romanziere. Gli altri – e mi ci metto anch’io – hanno bisogno di appoggiarsi a una seconda attività. Io ho fatto l’insegnante per 43 anni, conciliando le due cose con un po’ di difficoltà. Oggi sono in pensione e quindi mi posso permettere di non pensare ad altro. Scrivo tutti i giorni, molte ore al giorno. Sono un maledetto perfezionista, mai contento. Quindi, come puoi immaginare, la mia giornata lavorativa è piuttosto lunga e impegnativa. Perché scrivo? Per spiegarlo devo fare una piccola premessa. Leggo molto e quando trovo un romanzo che mi appassiona ne sono veramente felice. La mia ambizione è fare lo stesso. Dare ai lettori, attraverso i miei romanzi, quella gioia, quel piacere, quel “brivido” che altri danno a me. È per questo che scrivo.


Beh complimenti! Hai conciliato due lavori non facili e lo hai fatto per un bel po' di tempo direi. Per quel che mi riguarda a me il "brivido" lo hai trasmesso e sono curiosa di leggere altro di tuo. Veniamo però al motivo per cui le nostre strade si sono incrociate: cosa ti aspetti dalla partecipazione a Camponogara nel mistero? E cosa ti ha spinto a partecipare?


Sinceramente non so cosa aspettarmi. Io sono abituato ad incontri di altro tipo. Quando mi invitano a qualche evento, o presento un mio romanzo, mi trovo davanti a persone che ascoltano, mentre qualcuno mi fa delle domande. Se ho capito bene, a Camponogara sarà diverso. Lo scoprirò al momento. In quanto a cosa mi abbia spinto a partecipare, è molto semplice. Ho ricevuto un invito e sono stato ben felice di rispondere alla chiamata, sia perché partecipo sempre volentieri a eventi del genere, sia perché Camponogara è un paese particolare, per me. Io sono nato a Venezia, ma la maggior parte della mia attività di insegnante si è svolta proprio qui.


Camponogara nel mistero è una festa tra amici in un'atmosfera magica direi. Sicuramente è qualcosa a cui, mi sembra di capire, non sei abituato ma spero possa davvero piacerti. E' un po' come tornare a casa per te allora. E visto che prima accennavo al brivido che mi ha lasciato il libro con cui partecipi a questo festival ti va di dirci di cosa parla “Le carte segrete della Serenissima”? E perché hai deciso di partecipare con questo romanzo piuttosto che con un altro che avrebbe soddisfatto i requisiti richiesti?


Anzitutto, “Le carte segrete” è la terza parte di una serie iniziata nel 2021. Tutti i romanzi che compongono la saga sono gialli storici, ambientati a Venezia, a metà del ‘700. Per la precisione sono quei gialli che gli anglosassoni chiamano “mistery”. Cioè gialli classici d’investigazione, come i romanzi di Sherlock Holmes, Poirot, Filo Vance o Nero Wolf, tanto per capirci. Hanno però una particolarità. In tutti, la trama gialla s’intreccia con una spy story. Questo perché il protagonista, Marco Leon, è un agente dell’Inquisizione di Stato e l’Inquisizione, all’epoca, si occupava principalmente della sicurezza della Repubblica. Agiva cioè nell’ambito dello spionaggio e del controspionaggio, cercando di prevenire pericoli esterni e interni, complotti, congiure, sacche di malcontento. Era, insomma, quella che oggi definiremmo “l’Intelligence” del periodo. Questo fa sì che Leon si trovi sempre a sostenere, suo malgrado, due ruoli: quello dell’agente segreto e quello dell’investigatore “quasi privato”. In quanto alla tua seconda domanda, ho deciso di partecipare con questo romanzo semplicemente perché è l’ultimo pubblicato in ordine di tempo. Mi è sembrata la cosa più logica.


Personalmente, io ho amato "Le carte segrete della Serenissima" (trovate la mia recensione QUI) e ci ho rivisto molto Sherlock Holmes o Nero Wolf. Ma ho apprezzato molto l'intreccio con la spy story. Non siamo qui però per la mia recensione che ho già lasciato nel link qui sopra. E' il momento delle domande scomode: a quale personaggio/scena sei più affezionato/a? E qual è stato quel personaggio/scena che ti è stato più difficile scrivere? Perché?


Non c’è un personaggio che mi sia più caro degli altri. Ovviamente, il protagonista, Marco Leon, e la coprotagonista, lady Marion, occupano un posto particolare. Ma sono ugualmente affezionato a tutti. In quanto alle difficoltà, devi ricordare che stiamo parlando di “mistery”. In questo tipo di romanzo la trama dev’esse condotta con rigore dalla prima pagina all’ultima. L’autore deve seminare nel testo tutti gli indizi che possono permettere al lettore, se lo vuole, di risolvere il caso prima dell’investigatore. Nello stesso tempo deve fare in modo che questi indizi non siano troppo evidenti. Deve predisporre trappole e sviare l’attenzione, senza però nascondere nulla. Il tutto costruendo una trama credibile e, possibilmente, appassionante. A questo aggiungiamo le difficoltà proprie dell’ambientazione storica. L’autore deve ricreare un mondo che non esiste più e fare in modo che il lettore vi si trovi a proprio agio, come se fosse il suo. Non è per niente facile. Quindi, parlando di difficoltà, mi verrebbe da dire, con una battuta, che non ho trovato una scena o un personaggio più difficile da descrivere di altri, perché sono stati tutti ugualmente complicati.

Non oso immaginare quanto sia stato maniacale il tuo lavoro per inserire tutto quello che hai inserito nella storia senza perdere di vista la credibilità del mondo e della storia e riuscendo a svelare il giusto. Complimenti davvero! Quanto c’è di te in quello che scrivi?


Credo che qualsiasi autore, quando scrive un romanzo, ci metta qualcosa di ciò che è lui. Ma, ancora di più, mette nelle pagine ciò che vorrebbe essere. Prendiamo, ad esempio, Marco Leon. È un uomo che ama lo studio. La sua casa è piena di libri. Legge testi di poesia e di filosofia. In questo, sicuramente, mi assomiglia e mi rendo conto che, creandolo, ne ho fatto un po’ il mio “alter ego”. Ma, nello stesso tempo, Marco ha caratteristiche in cui non posso proprio riconoscermi. Una per tutte? Come ogni investigatore che si rispetti, Marco Leon ha un grande spirito d’osservazione. Io, al contrario, sono una di quelle persone che spesso guardano ma non vedono. Non avrei mai potuto fare il suo mestiere. Quindi, in questo, Marco non è ciò che io sono, ma ciò che vorrei essere. Credo che questo “travaso” si realizzi quasi sempre, anche quando l’autore non se ne rende conto.


E' un'interessante analisi di quello che uno scrittore mette di sé in quello che scrive. Siamo quasi alla fine e io ho ancora una curiosità:cosa vorresti trasmettere ai tuoi lettori con i tuoi romanzi? E con “Le carte della Serenissima” cosa vorresti arrivasse a chi legge?


Come dicevo prima, quando scrivo spero solo di regalare ai lettori qualche ora di gioia. Ma, se proprio vogliamo approfondire la questione, allora ti dirò che, con i miei romanzi, vorrei anche aiutare chi legge a riscoprire certi valori. Una volta si dava per scontato che il protagonista dei romanzi dovesse essere un personaggio “positivo”. Un esempio da seguire. Oggi, mi sembra siano di moda gli eroi negativi. I serial killer. I sicari. Gli uomini senza scrupoli. Io vorrei proporre un modello diverso, “all’antica”, direbbe qualcuno. Il protagonista de’ “Le carte segrete” ne è un esempio. Marco Leon non è un eroe immacolato. Ha limiti, problemi e difetti come tutti noi. Ma è leale, generoso, con un profondo senso dell’onore e del dovere. Insomma, è un personaggio “positivo”. So bene che, in quanto tale, potrebbe non piacere a chi predilige gli eroi negativi. Ma spero ci sia ancora qualcuno in grado di apprezzarlo.



Marco sa farsi apprezzare proprio perché è imperfetto come tutti noi esseri umani. Ahimè questa piacevole chiacchierata è finita. Saluta i lettori con una frase, un aneddoto che ti rappresenta o che pensi possa far piacere leggere.


Ho avuto una vita molto semplice e non ho grandi aneddoti da raccontare. Per salutare i lettori userò quindi una semplice frase, fatta di appena due parole, che però mi rappresenta in tutto. “Arrendersi, mai!”. È un incitamento che mi è molto caro. La mia “carriera” letteraria non è stata facile. Ho avuto dei momenti bellissimi, ma anche periodi molto duri, in cui mi sono chiesto se valesse la pena continuare. Per fortuna, sono tenace. Caparbio. È la sola dote che mi riconosco. Quindi sono andato avanti. Se mi fossi arreso, “Le carte segrete della Serenissima” – ma anche molti dei romanzi che l’hanno preceduto – non sarebbe nato. Perciò, saluto i lettori con la frase che ripeto sempre a me stesso. “Arrendersi, mai!”.


Beh direi che come saluto è un bel motivo per spronare tutti coloro che affrontano momenti in cui vorrebbero arrendersi! Grazie ancora per il tuo tempo e per la bella chiacchierata Paolo. Rinnovo i miei ringraziamenti anche a Kety e a tutta la pro loco di Camponogara per l'organizzatione di questo evento spettacolare che non vi potete perdere. Perciò vi aspettiamo il 4 e 5 Novembre a Camponogara (VE).

 
 
 

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