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Review time: Il gioco dell'angelo - Carlos Ruiz Zafon

  • Immagine del redattore: mbozza92
    mbozza92
  • 21 gen 2022
  • Tempo di lettura: 5 min

Buon venerdì booklovers, torno a parlarvi di questo autore che mi ha conquistata lo scorso anno con “L’ombra del vento” e che continua a farlo man mano che passa il tempo, sto parlando di…


Il gioco dell’angelo di Carlos Ruiz Zafon



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Trama: Nella tumultuosa Barcellona degli anni Venti, il giovane David Martín cova un sogno, inconfessabile quanto universale: diventare uno scrittore. Quando la sorte inaspettatamente gli offre l'occasione di pubblicare un suo racconto, il successo comincia infine ad arridergli. È proprio da quel momento tuttavia che la sua vita inizierà a porgli interrogativi ai quali non ha immediata risposta, esponendolo come mai prima di allora a imprevedibili azzardi e travolgenti passioni, crimini efferati e sentimenti assoluti, lungo le strade di una Barcellona ora familiare, più spesso sconosciuta e inquietante, dai cui angoli fanno capolino luoghi e personaggi che i lettori de "L'ombra del vento" hanno già imparato ad amare. Quando David si deciderà infine ad accettare la proposta di un misterioso editore - scrivere un'opera immane e rivoluzionaria, destinata a cambiare le sorti dell'umanità -, non si renderà conto che, al compimento di una simile impresa, ad attenderlo non ci saranno soltanto onore e gloria.


<<L’invidia è la religione dei mediocri. Li consola, risponde alle inquietudini che li divorano e, in ultima istanza, imputridisce le loro anime e consente di giustificare la loro grettezza e la loro avidità fino a credere che siano virtù e che le porte del cielo si spalancheranno solo per gli infelici come loro, che attraversano la vita senza lasciare altra traccia se non i loro sleali tentativi di sminuire gli altri e di escludere, e se possibile distruggere, chi, per il semplice fatto di esistere e di essere ciò che è, mette in risalto la loro povertà di spirito, di mente e di fegato. Fortunato colui al quale latrano i cretini, perché la sua anima non apparterrà mai a loro.>>

È difficile parlarvi di questo capolavoro, però come dicevo nella recensione de “L’ombra del vento”, continuo a chiedermi perché non l’ho letto prima? Boh, ma vediamo di trasmettervi cosa mi ha lasciato…


Ritroviamo alcuni personaggi – meglio dire amici – del primo con qualche anno in più e, soprattutto, ci troviamo a seguire la vita di David Martín un ragazzino che perde il padre in circostanze violente e la cui madre non lo ha mai voluto, si ritroverà quindi solo a non sapere cosa fare nella vita finché don Pedro Vidal non farà in modo di farlo lavorare alla “Voz de la Industria” come tutto fare, inizialmente.

Stando nella redazione del giornale inizierà a voler scrivere anche lui e nel tempo libero si dedicherà a questa passione, anche grazie all’aiuto e ai consigli di don Pedro, ma soprattutto grazie ai libri che compra o che il signor Sempere gli regala. Sarà così che pian piano supererà le prime difficoltà e inizierà a pubblicare dei racconti suoi prima per il giornale e successivamente per due editori poco raccomandabili.


<<[…] Quella che lei vede qui è la summa di secoli di libri perduti e dimenticati, libri condannati a essere distrutti e ridotti per sempre al silenzio, libri che preservano la memoria e l’anima di epoche e prodigi che nessuno più ricorda. Nessuno di noi, nemmeno i più vecchi, sa esattamente quando è stato creato questo posto e da chi.[…]>>


Grazie ai suoi racconti potrà comprarsi la casa che vede fin da bambino in calle Flassanders e lì inizierà la sua scalata al successo, ma inizieranno anche i suoi problemi e le difficoltà più grandi che abbia mai dovuto affrontare.

È un viaggio nell’assurdo con personaggi che sembrano inesistenti ma onnipresenti – Adreas Corelli, Diego Marlasca – e in cui tutti sono collegati da un unico grande mistero da sciogliere passando attraverso morti incredibili, insabbiamenti, identità false e, soprattutto, un pizzico di magia o meglio di credenza nel diavolo e negli angeli.


<< Tutto è racconto, Martín. Quello che crediamo, quello che conosciamo, quello che ricordiamo e perfino quello che sogniamo. Tutto è racconto, narrazione, una sequenza di eventi e personaggi che comunicano un contenuto emotivo. Un atto di fede è un atto di accettazione, accettazione di una storia che ci viene raccontata. Accettiamo come vero solo quello che può essere narrato. Non mi dica che l’idea non la tenta. >>


Come al solito i protagonisti di Zafon sono caratterizzati divinamente e nessuno mai si confonde con un altro, pur essendo parecchi. Così possiamo distinguere David – il ragazzino costretto a crescere in fretta, senza amore e a cui la vita sembra non voler dare gioie; lo scrittore maledetto - ; don Pedro Vidal – uomo ricco che quando gli va lavora per la “Voz de la Industria”, scrittor famoso che vorrebbe scrivere il romanzo che lo farà sbancare ma non riesce, è bloccato e si perde nei vizi - ; Cristina – la figlia dell’autista di don Pedro, che si sente in debito con quest’ultimo e non seguirà il suo buon cuore, si preoccupa per tutti e c’è sempre per tutti, ma dimentica sé stessa a volte -; Isabella – una giovane con la passione per la scrittura e la pulizia (😂) che farà di tutto per essere l’assistente di David ed imparare da lui -; Andreas Corelli – personaggio enigmatico, che ancora non saprei individuare: sembra essere un fantasma ma poi è sempre presente e sa sempre tutto di tutti prima ancora che succedano le cose -; Victor Grandes – l’ispettore che saprà fingere e farsi amici parecchi ma capitati, ma che nasconde un lato molto oscuro dietro alla sua apparenza.


Poi abbiamo i personaggi secondari che, nonostante il loro ruolo, sono altrettanto ben caratterizzati e parlo di: Sempere e figlio, Barcelò, Diego Marlasca, la vedova Marlasca, l’avvocato Valera, i due poliziotti che seguono come cagnolini Victor Grandes, Roures, Irene Sabino e la strega del Somorrostro. È un tripudio di personalità tutte a loro modo importanti per lo svolgimento della storia.


Volevo rispondere ma non trovai le parole. Mi resi conto di avere un nodo alla gola e gli occhi che si riempivano di lacrime. Non avevo capito fino ad allora quanto desiderassi continuare a respirare, continuare ad aprire gli occhi ogni mattina e poter uscire in strada per calpestare i ciottoli e vedere il cielo e, soprattutto, continuare a ricordare.


Non credo, poi, ci sia bisogno che vi dica – ma lo farò comunque – che lo stile, la scrittura e le descrizioni di Zafon sanno farci viaggiare in un altro paese ma anche nel tempo facendoci passeggiare per la “città dei maledetti”, nel cimitero dei libri perduti e in quei posti in cui hanno passeggiato e vissuto personaggi importanti come Gaudì. Un autentico viaggio nel tempo che il lettore farà comodamente dal suo letto, divano o dalla sua poltrona.


<<[…] Il talento naturale è come la forza di un atleta. Si può nascere con maggiori o minori capacità, però nessuno diventa un atleta perché è nato alto o forte o veloce. A fare l’atleta, o l’artista, è il lavoro, il mestiere e la tecnica. L’intelligenza con cui nasci è solo una dotazione di munizioni. Per riuscire a farci qualcosa è necessario trasformare la tua mente in un’arma di precisione.>>


L’intreccio e il suo sviluppo sono ancora più bene pensati (si può dire?! Vabbè lo dico lo stesso) di quelli de “L’ombra del vento” e hanno saputo conquistarmi ancora di più del precedente.

In conclusione, LEGGETELO e lasciatevi catturare e abbracciare da questa Barcellona maledetta e misteriosa.



Voto ⭐⭐⭐⭐⭐/5

 
 
 

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